

In un mondo sempre più interconnesso, la barriera linguistica resta uno degli ultimi ostacoli concreti alla comunicazione globale. Superarla è da sempre un’ambizione dell’uomo, tanto che nel corso dei secoli sono stati tentati esperimenti di ogni genere: dalla creazione di lingue artificiali con vocazione universale all’adozione di idiomi condivisi nelle relazioni internazionali. Oggi, però, il sogno di una comprensione reciproca senza sforzi si avvicina alla realtà grazie all’intelligenza artificiale. Il recente annuncio di Google al Cloud Summit segna un passo importante in questa direzione: la traduzione vocale automatica di Google Meet è pronta a debuttare anche in Italia.
Questa nuova funzionalità consente agli utenti di ascoltare in tempo reale la voce dell’interlocutore tradotta nella propria lingua. Non si tratta solo di una trasposizione semantica rapida, ma di un’esperienza che riproduce fedelmente intonazioni, timbro ed emozioni dell’originale. È merito di AudioLM, la tecnologia sviluppata da Google per generare voce sintetica a partire da input audio reali, mantenendo le sfumature personali di ciascun parlante. Il risultato è sorprendente: la voce tradotta non ha nulla del suono metallico e impersonale che spesso associamo alle macchine, ma restituisce la naturalezza dell’espressione umana.
Il Corriere della Sera ha potuto testare in anteprima il servizio, rilevando una notevole precisione nelle traduzioni tra inglese e italiano. Il sistema ha mostrato una comprensione fluida, senza errori o incertezze, anche in conversazioni articolate. È una conquista che, al netto delle implicazioni tecniche, pone interrogativi rilevanti sul futuro della comunicazione umana, sul ruolo dei professionisti della traduzione e sull’impatto ambientale delle tecnologie ad alta intensità energetica.
La traduzione vocale automatica non è una novità assoluta: anche Microsoft, con la funzione Interpreter integrata in Teams, e aziende come Samsung o Apple hanno avviato lo sviluppo di strumenti simili. Tuttavia, molte di queste soluzioni non sono ancora disponibili in lingua italiana o mancano della fluidità necessaria per un uso realmente pratico. Google, invece, riesce a offrire questa tecnologia restando all’interno del perimetro delle normative europee in materia di interoperabilità e protezione dei dati, dimostrando che il rispetto dei vincoli regolatori non è necessariamente un ostacolo all’innovazione.
Il riferimento alla Torre di Babele, simbolo ancestrale della frammentazione linguistica dell’umanità, è inevitabile. Nell’antico racconto biblico, la confusione delle lingue spezzò l’unione degli uomini. Oggi, l’intelligenza artificiale promette di ricucire quello strappo, non imponendo una lingua universale — come ci provarono, tra Otto e Novecento, idiomi artificiali come l’esperanto, il volapük o l’idiom neutral — ma offrendo uno strumento capace di tradurre automaticamente il parlato, istantaneamente, in qualsiasi idioma.
Con l’attivazione del servizio Google Ai Pro o Ultra, la nuova funzionalità sarà disponibile nelle prossime settimane anche per gli utenti italiani, inizialmente per le coppie linguistiche inglese-italiano e viceversa. È il primo passo verso una comunicazione interlinguistica naturale, immediata, potenzialmente estesa a milioni di utenti nel mondo.
Ma se da un lato questa evoluzione annuncia un’era di conversazioni senza interpreti e di riunioni internazionali finalmente libere da fraintendimenti, dall’altro solleva questioni cruciali. Che ne sarà delle professioni linguistiche? Come si potrà garantire una traduzione affidabile in contesti complessi, come le trattative diplomatiche o i dibattiti scientifici? E soprattutto: quale sarà il costo ecologico di questo nuovo paradigma?
I modelli neurali alla base di queste tecnologie, infatti, richiedono una capacità di calcolo imponente, che si traduce in un consumo energetico significativo. Il nodo della sostenibilità — già centrale nel dibattito sull’intelligenza artificiale generativa — rischia di diventare ancora più pressante man mano che strumenti di questo tipo si diffondono su scala globale.
In ogni caso, la direzione è tracciata. Non è più fantascienza immaginare un mondo in cui la comunicazione tra persone di lingue diverse avvenga senza mediazioni, né sforzi. La voce dell’interlocutore, tradotta fedelmente nella nostra lingua, potrà accompagnare ogni dialogo, ogni incontro, ogni negoziazione. Un traguardo che fino a pochi anni fa sembrava irraggiungibile, e che oggi si prepara a entrare nelle nostre vite quotidiane, un’applicazione dopo l’altra.
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