
Tra nostalgici e fanatici dell’estetica social, il settore dell’ospitalità si adatta automatizzando i servizi, ma mantenendo l’elemento umano dove conta di più: nell’accoglienza.
Nel grande teatro del turismo contemporaneo, i ruoli stanno cambiando e gli attori si moltiplicano. Le vecchie etichette – la famiglia con bambini, la coppia in luna di miele, il gruppo di amici festaioli – sembrano ormai appartenere a un’altra epoca. Al loro posto, una nuova fauna di viaggiatori popola alberghi e B&B, lasciando tracce indelebili nei racconti (spesso esilaranti) degli operatori dell’ospitalità.
Benvenuti nel mondo del turista ibrido: un individuo che vive con lo smartphone in mano ma continua a chiedere se fuori “fa freddo”, che vuole autenticità ma la preferisce servita su un piatto instagrammabile, che prenota online per poi negoziare il prezzo dal vivo. A disegnarne l’identikit ci pensano, con ironia e un pizzico di esasperazione, receptionist e host di tutto il mondo, che ogni giorno condividono le proprie esperienze sul celebre subreddit r/TalesFromTheFrontDesk.
Ecco allora una galleria – semiseria ma tremendamente vera – dei nuovi protagonisti dell’accoglienza turistica.
Il Contrattatore
Categoria: Homo economicus insistens
Prenota online, legge e accetta termini e condizioni, ma appena mette piede nella hall si trasforma in un esperto di trattativa commerciale. Il suo obiettivo? Pagar meno, sempre. Arriva alle tre del mattino e si chiede con tono offeso se deve davvero pagare per “mezza notte”. Se riparte prima, pretende lo sconto per ore non godute. Ogni disguido – anche climatico – diventa un valido pretesto per chiedere uno sconto. Per lui, il tariffario non è un listino, ma un invito al dialogo.
Il Complottista
Categoria: Homo suspectus permanentis
Nulla è lasciato al caso: se c’è un allarme che suona o un uccellino che canta troppo presto, per lui è tutto orchestrato dall’hotel. Una macchinazione deliberata, ai suoi danni. Il suo motto implicito è: “Non esistono coincidenze, solo cospirazioni malriuscite”. Ogni difetto di servizio diventa indizio di un grande complotto per sabotare la sua meritata vacanza. Gli manca solo la lavagna con gli spaghi rossi in camera.
Il Nostalgico
Categoria: Homo analogicus convinctus
Ha uno smartphone, ma lo usa solo per telefonare. Ignora le app meteo, disdegna Google Maps, diffida dei navigatori. “Fa freddo fuori?”, “Com’è il traffico sul Brennero?”, chiede con la massima serietà al personale della reception. Per orientarsi nel mondo, preferisce affidarsi al buon senso altrui e alla gestualità. È il viaggiatore che guarda il presente con gli occhi del passato – e magari ti chiede anche se hai delle monete per la cabina telefonica.
Il Pignolo
Categoria: Homo obsessivus confermandi
Ha letto ogni riga della descrizione online. Sa tutto: orari, servizi, promozioni. Eppure, al check-in, ti interroga come un ispettore. “La piscina coperta è… veramente coperta, giusto?” chiede con uno sguardo che esprime più sospetto che curiosità. Non si fida nemmeno delle foto: vuole conferme, possibilmente scritte, firmate e controfirmate. È l’uomo – o la donna – che sapeva troppo, ma continua a dubitare.
Il Radical Chic
Categoria: Homo aestheticus instagrammabilis
Vuole autenticità, certo. Ma solo se filtrata con la luce giusta. Ama i locali rustici, a patto che abbiano sedie comode, menù gourmet e pareti fotogeniche. “Vorrei un hamburger da pub, ma non voglio andare in un pub”, è una frase che racchiude la sua essenza. Vuole sentirsi “local”, ma senza rumori, odori o disordine. È il cliente che ordina la semplicità, ma guarnita di design.
Il Re (o la Regina) della camera
Categoria: Homo servendus supremus
La stanza è il suo regno, e lui – o lei – non intende abbandonarla. Mai. Non scende alla reception, non legge le FAQ sul sito, non telefona: invia messaggi gentili (ma inesorabili). “Buonasera, ho perso il telecomando. Potreste portarmene uno, così posso spegnere la TV senza alzarmi?” Il comfort è un diritto sacro, l’autonomia un fastidio evitabile. L’hotel è il suo castello e il personale, a rotazione, il suo corteo di paggi.
I nuovi standard (e le nuove sfide)
Scherzi a parte, il turista contemporaneo è un essere sempre più complesso. È digitale per necessità, ma non ha abbandonato del tutto le sue vecchie abitudini analogiche. Si aspetta velocità, efficienza, personalizzazione e un pizzico di magia. L’hotel perfetto? Deve essere fluido, smart, umano, reattivo ma mai invadente.
Lo sa bene Luca Rodella, CEO di Smartness, startup italiana che ha rivoluzionato il settore con un innovativo sistema di dynamic pricing: «Oggi il segreto non è accontentare ogni richiesta, ma strutturarsi in modo intelligente, automatizzando tutto ciò che si può automatizzare, per dedicare tempo ed energie alle relazioni vere, quelle che fanno la differenza».
In altre parole: lasciamo che l’algoritmo scelga il prezzo giusto e che la receptionist risponda, con un sorriso, alla domanda «Secondo lei oggi piove?».
Del resto, tra un Radical Chic che cerca il selfie perfetto e un Nostalgico che ignora che esistano le previsioni meteo, la vera arte dell’ospitalità resta sempre la stessa: accogliere tutti. Anche i più improbabili.
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