Dicono che ho un’idea ogni due minuti. Me lo dicono perché vorrebbero che queste idee le realizzassi. Se lo facessi, non mi basterebbe il tempo e devo scegliere. Ho ideato, per esempio, una rubrichetta leggera e spiritosa, come vorrei fosse questa che vi presento. Potrei riportare ricordi e considerazioni che mi vengono in mente a ogni piè sospinto.

Per esempio, scriverci che ho assaporato di nuovo quei deliziosi biscotti napoletani che da ragazzino odiavo di tutto cuore. Fatti a mano con pasta frolla ripiena di pan di spagna sbriciolato e arricchito da cacao e confettura d’amarena. Era la mia merenda consueta, quando a Roma frequentavo le medie. L’anno in cui fummo costretti al turno di lezioni pomeridiane, lungo il percorso da casa a scuola, sostavo alla rinomata ed elegante pasticceria Martinelli. Costavano quindici lire l’uno. Un biscotto ogni santo pomeriggio.

Per cui, dopo un po’ mi ero stufato. Così mi inventai di saltare almeno due merende a settimana, ma finalmente, coi soldi risparmiati, al terzo giorno con quaranta lire potevo addentare quella bella pizza margherita che il bidello distribuiva calda-calda, proveniente dal forno a legna di fronte alla scuola. Quando mia madre venne a saperlo, se ne dispiacque e mi rimproverò, dal momento che avrei potuto chiedere a lei il denaro necessario.

Per me – risposi – era una conquista, e la pizza, in questo modo, mi sembrava più gustosa. In futuro, ne ero certo, la vita non mi avrebbe regalato niente, se non la capacità di mettere in circolo le idee.

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Questa rubrichetta vorrei intitolarla PENSIERI SCAPIGLIATI: perché lo spiegherò un’altra volta. Troverà il suo spazio direttamente su Entasis Caffè. Perciò, chi vorrà leggermi sarà sempre il benvenuto. Ho deciso, appunto, di raccogliere i flashback del passato, che ogni tanto mi spuntano in mente sollecitati dai fatti più vari. Domani 22 novembre, la ricorrenza dei sessant’anni dalla morte di Kennedy, nei giorni successivi chissà cosa.

Alcuni testi li diffonderò attraverso Entasis Caffè, e fra questi selezionerò cosa postare o meno sul mio Facebook personale. Altri li lascerò in una cartella del mio computer, così come tante cose che scrivo.

Sono ben consapevole che, pur volendo pagine leggere e spiritose, per me questo sarà un percorso complicato e a volte forse doloroso. Perché? È una verità che, dal profondo, sento di condividere con J. D. Salinger, quando a conclusione della storia del giovane Holden afferma in tutta sincerità: «Mi dispiace di averla raccontata a tanta gente. Io, suppergiù, so soltanto che sento un po’ la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato… È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finite che sentite la mancanza di tutti». Eppure, lui, quella storia lì, ha voluta raccontarla. Io, questa storia qui, vorrei provare ad abbozzarla.