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Mi chiedo perché i poveretti imbroglino i poveretti come loro, quando invece dovrebbero difenderli. L’altro giorno, di passaggio, sono entrato in un negozietto che vende carta. Ero a corto di fazzoletti e ne ho approfittato per acquistarne una confezione. Marca sconosciuta, ma c’era un piccolo marchio “di prima qualità”.

Quando più tardi ho aperto uno dei pacchetti, mi sono accorto che conteneva solo nove e non dieci fazzoletti, in più costituiti da soli due veli e non dai quattro usuali. E dire che lo avevo chiesto espressamente al commerciante, visto che nessuna scritta lo indicava. Bene! Ho fatto due conti facili-facili e posso dire che i fazzoletti che ho acquistato sono costati circa il doppio dei migliori sul mercato, pur essendo venduti quasi alla metà del prezzo.

L’attenzione è andata ai poveretti, quelli oggetto di tanta retorica televisiva perché stentano ad arrivare a fine mese. Per intenderci: quelli intervistati all’uscita del supermercato da cronisti zelanti. Mi chiedo per quale ragione questi poveretti siano spinti a comprare prodotti del genere, facendo loro credere che stiano risparmiando. Perché sicuramente l’esempio vale anche per altri generi di consumo.

È l’inganno che mi colpisce. L’inganno di chi produce e di chi vende. Ma purtroppo anche la dabbenaggine di chi torna di nuovo ad acquistare. E succede ogni giorno: in negozi del genere, su certe bancarelle di mercato, su “vantaggiosissimi” siti internet. Fortunatamente non sempre. Ma è solo un’idea consolatoria?