L’invenzione della sua matita permise alla Francia
di “aggirare” il blocco navale inglese dell’epoca

La più antica descrizione conosciuta di un oggetto che somigliasse a una moderna matita è del naturalista svizzero Conrad Gesner e risale al 1565. Questo strano strumento per scrittura e disegno, sembra che sia stato inventato intorno al 1550 e prodotto per la prima volta a partire dal 1558 nella contea di Cumberland, nella città di Keswick, a nord dell’Inghilterra. Nella vicina vallata di Borrowdale, già all’epoca, l’estrazione mineraria era effettuata su piccola scala e fra i vari minerali era cavata la grafite. Il nome grafite deriva dal greco antico γράφειν (graphein), che significa “scrivere”. Il termine allude al fatto che la grafite lascia facilmente un deposito grigiastro quando è sfregata sulle superfici ruvide. Per rimanere nel campo delle etimologie, occorre sapere che la matita, di cui stiamo parlando, era nell’antichità costituita da una lamella di ematite (un ossido di ferro di colore rossastro come il sangue) incorporata fra due listelli di legno legati in un unico pezzo. La mina interna, dal latino minerum ovvero “roccia contenente minerale”, era il materiale che permetteva la scrittura. Il minerale poteva variare perché oltre al colore rosso dell’ematite, l’alternativa era usare il blu-nerastro del piombo. Al contrario, il materiale scuro estratto dalla miniera di Keswick non era affatto minerale di piombo, fu soltanto scambiato per tale, perché si rivelò in seguito come grafite, la forma più comune di carbonio.

La Cumberland Pencil Factory a Keswick nel 1912

Tuttavia, nonostante ogni equivoco, il nome improprio di matita è rimasto fino ai nostri giorni, trasferito nel linguaggio comune. In ogni caso, quella di Keswick era grafite purissima; per cui, qui s’impiantò una fabbrica che produsse matite di alta qualità, ampiamente utilizzate per scrivere e disegnare. Matite per le arti grafiche che si conquistarono subito un’ottima reputazione soprattutto tra gli artisti di tutta Europa. Questa tradizione, legata alla produzione di matite a Keswick, è oggi riproposta ai visitatori del locale Pencil Museum. I depositi di grafite scoperti, dunque, nella contea di Cumberland a Keswick, hanno svolto un ruolo chiave nella diffusione della matita. Dal 1660, i cannelli in grafite Borrowdale con rivestimento protettivo in legno dolce divennero abituali in molti paesi del vecchio e del nuovo continente. Ciò durò fino a quando la miniera di Borrowdale si esaurì, a metà del XIX secolo, nel 1847. La scoperta da parte del francese Jean-Pierre Alibert di un’altra miniera in Siberia sul monte Batougol, a ovest di Irkutsk, permise comunque alle industrie europee di trovare una differente fonte di approvvigionamento.

Esemplificazione grafica delle varie durezze delle matite

L’invenzione della moderna matita, come ogni invenzione, ha una sua storia evolutiva. Nel 1790 il viennese Joseph Hardtmuth ebbe l’idea di mescolare per la prima volta polvere di grafite con argilla e acqua e cuocere in una fornace il composto ad alta temperatura. A seconda della quantità di argilla, lo studioso fu in grado di determinare il grado di durezza delle mine. Joseph Hardtmuth non si limitò agli studi teorici o sperimentali, ma fondò la società Koh-i-Noor Hardtmuth (termine di derivazione persiana che significa “montagna di luce”, dal famoso diamante Koh-i-Noor). Suo nipote Friedrich von Hardtmuth perfezionò l’invenzione rivoluzionaria e creò la famosa matita Koh-i-noor nel 1889, grazie alla quale l’acquirente poteva scegliere tra 17 gradi di durezza, dalla più morbida (per disegno artistico) alla più dura (per disegno tecnico). Sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico, nel 1872, la Joseph Dixon Crucible Company, con sede a Heathrow in Florida, produceva oltre 86.000 matite al giorno e nel 1892 contava al suo attivo una produzione di 30 milioni di pezzi e più. In pochi anni il consumo del prodotto industriale era andato alle stelle. Né Hardtmuth, né Dixon, tuttavia, sono da ritenersi come gli inventori veri e propri della prima matita moderna. Neppure furono loro gli autori della caratteristica struttura in legno ottagonale con cuore di grafite. Questa storia particolare fa invece riferimento a Nicolas-Jacques Conté considerato a tutti gli effetti come il padre della moderna matita, come la conosciamo ancora oggi, costituita cioè da una mina di grafite e argilla protetta dalle facili rotture grazie ad un cannello di legno di cedro.

Questa è forse la matita più antica, dimenticata da un carpentiere sulla trave del tetto di una vecchia casa della Svevia in Germania risalente al 1630

Nato il 4 agosto 1755 a Saint-Céneri-près-Sées in Normandia, Nicolas-Jacques Conté è ricordato come pittore, fisico e chimico. Il quotidiano francese Le Monde scriveva qualche anno fa: «Gli uomini brillanti in diverse discipline sono rari. Nato in una famiglia modesta dell’Orne, Nicolas-Jacques Conté aveva quattro corde al suo arco: famoso pittore, scienziato, ingegnere e industriale». Pittore perché iniziò disegnando con nient’altro che un carboncino e dipingendo con i colori che lui stesso mescolava da terre (ma questo era nell’uso di qualsiasi artista). Incoraggiato, sin da bambino, dal vescovo di Séez Duplessis d’Argentré e dalla superiora dell’ospedale di Sées Mme de Prémesle, si impratichì dipingendo vari soggetti religiosi, che ancora oggi decorano la chiesa e l’ospedale del suo paese. Sembra che avesse una predisposizione per l’arte del ritratto: era veloce e somigliante. Dopotutto era quello che chiedeva la clientela locale. Soprattutto il colore dei quadri ammaliava con la sua evidente vivacità. Ma non è tanto come ritrattista che ricordiamo Conté, quanto per le sue applicazioni scientifiche nei settori della fisica e della chimica.

Ritratto di Nicolas-Jacques Conté,
inciso da Robert de Launay secondo Adolphe Roehn 

Nel decennio, tra il 1789 e il 1799, caratterizzato dagli intensi sconvolgimenti politici e sociali prodotti dalla Rivoluzione francese sulla storia del paese e in tutto il continente europeo, la Francia fu materia di molte avversità da tutte le parti in causa. Per farvi fronte, il Comitato di Pubblica Sicurezza considerò, fra le prime cose, l’uso degli aerostati nelle operazioni militari. Conté fu chiamato a guidare una commissione di studiosi appositamente nominati per questo scopo. Il Comitato di Pubblica Sicurezza nel 1793 gli chiese di migliorare i palloni a idrogeno che, all’epoca, erano utilizzati per tenere sotto controllo dall’alto gli estesi campi di battaglia. Grazie al successo ottenuto, fu promosso lo stesso anno direttore della Scuola Nazionale di Aerostazione, a Meudon. In verità, quando da ragazzo ancora viveva a Sées, uno dei suoi primi interessi era stata proprio la nuova scienza legata al volo in mongolfiera. Ne realizzò una che si librò in aria sulla pubblica piazza del paese. Quindi Conté non si limitò solo a fare presenti le utilizzazioni pratiche degli aerostati, ma contribuì a migliorarne le funzionalità, come la produzione di gas idrogeno, nonché lo sviluppo dei contenitori del gas degli stessi palloni aerostatici. Durante la campagna d’Egitto da parte di Napoleone, Conté fu chiamato a utilizzare la sua conoscenza delle mongolfiere per organizzare un volo in occasione della celebrazione del Capodanno francese, che secondo il calendario rivoluzionario cadeva il 22 settembre 1798. Dopo iniziali difficoltà, ben centomila persone assistettero all’ascesa del grande pallone aerostatico. Oggi qualche studioso solleva il dubbio che l’evento avesse più lo scopo di impressionare la popolazione locale, che non considerare la mongolfiera per il suo utilizzo militare, come invece più tardi la storia delle generazioni successive ha dimostrato.

Ingresso principale del Complesso parigino del CNAM, in Rue Saint Martin – foto di Emile Chautemps .

Per tornare a parlare di matite, occorre ribadire che la Repubblica francese era in quel momento sotto il blocco economico europeo, impossibilitata a importare materie prime o attrezzature da paesi esteri. Ecco, dunque, chiarita l’esigenza di costituire un patrimonio di conoscenze, strumenti e macchine, concernenti le arti e i mestieri. A Parigi il 19 vendémiaire anno III (10 ottobre 1794), per “migliorare l’industria nazionale”, in Rue Saint-Martin fu costituito il Conservatorio Nazionale di Arti e Mestieri. Questa istituzione del Conservatoire national des arts et métiers è, con l’École Polytechnique e l’École Normale Supérieure, una delle tre creazioni della Rivoluzione francese indirizzate a promuovere la scienza e la tecnologia. Conté ne divenne membro, insieme a personaggi illustri quali l’abate Grégoire, Vandermonde e Le Roy, primi tra i fondatori, i quali precedettero persino l’ingresso di Joseph Montgolfier tanto amato da Conté.

Nicolas Jacques Conté, Il cestaio, dal volume II Arti e mestieri della ‘Descrizione dell’Egitto’, incisa da Schroeder, pub. sotto gli ordini di Napoleone, 1822 (dopo colorazione)

La maggior parte delle persone scriveva con penna e calamaio. Per disegnare occorrevano invece matite, importate essenzialmente dall’estero. Matite che contenevano mine di plumbago, ovvero quella grafite purissima estratta in Inghilterra a Borrowdale, nella contea di Cumberland, che tanto somigliava al minerale di piombo. In presenza del blocco economico a cui sottostava la Francia e della flotta inglese che bloccava i porti francesi, ponendo grandi difficoltà con le importazioni da altri Stati non avversi, nel marzo 1794, Lazare Carnot – “il grande Carnot” , che ricopriva un ruolo politico di rilievo nel Comitato di Pubblica Sicurezza – convocò Nicolas-Jacques Conté e gli chiese una soluzione confacente alle ristrettezze della Nazione. Conté in pratica era chiamato a inventare una mina per matite che non necessitasse più della purissima materia prima di origine inglese. Dopo vari giorni di ricerca – non molti, per la verità – Conté propose di mescolare la grafite locale con argilla e cuocere il tutto a forte pressione, per poi racchiudere la grafite tra due semicilindri di legno di cedro. Due anni prima, nel 1792 Joseph Hardtmuth aveva già sperimentato la matita di grafite mista ad argilla, ma Conté, informato o meno del fatto, doveva risolvere il problema per la Francia rivoluzionaria soggetta alle sanzioni. E lo fece: le sue nuove matite presentarono diversi vantaggi. La grafite utilizzata era di qualità comune e si trovava un po’ ovunque. Il processo di fabbricazione poteva essere affidato alle macchine. Inoltre, variando la temperatura o la proporzione fra i materiali componenti l’impasto del cannello, le mine che ne scaturivano potevano avere un grado di durezza differente. I vantaggi incidevano sul prezzo finale del prodotto industrializzato.

Matita e pastelli di Conté

In questa, come in tutte le altre sue invenzioni, Conté non ha mai posto in prima linea i propri interessi personali. Nonostante ciò, l’insistenza degli amici lo convinse ad accettare il privilegio di fabbricare matite. Dopo aver ottenuto un brevetto per la sua invenzione, il 3 gennaio 1795, in meno di un anno, fu eretta la fabbrica di matite che porta il suo nome: “Conté à Paris, depuis 1795”. La sua matita fu acclamata all’Esposizione dei prodotti dell’industria francese nel 1798 e due anni dopo vinse la medaglia d’oro per le arti e l’artigianato. Oltre alle matite di grafite, un nuovo punto di forza avrebbe costituito il valore aggiunto dell’azienda: le matite colorate. Era impegnato a studiare un nuovo tipo di colori inalterabili, quando fu chiamato da Napoleone Bonaparte, con molti altri studiosi, alla Campagna d’Egitto, alla quale s’è fatto cenno. La sconfitta della flotta francese ad Aboukir portò a fondo molti strumenti scientifici, ma Conté intraprese la loro sostituzione con mezzi di fortuna. Durante il suo esilio a Sant’Elena, Napoleone ricordando quei giorni dirà di Conté: “Era capace di creare le arti della Francia in mezzo ai deserti dell’Arabia”. Dopo la sua morte nel 1805, il genero, Arnould Renaud Humbolt, assunse la direzione dell’azienda e migliorò l’iter produttivo depositando un ulteriore brevetto nel 1817. La prima fabbrica ebbe sede a Parigi, ma in seguito a diversi passaggi ereditari si stabilì definitivamente a Régny nel 1856, mezzo secolo dopo la morte di Nicolas-Jacques Conté. Rimase per molto tempo come azienda di famiglia, conoscendo una forte crescita, che portò le ultime generazioni alla decisione di cedere parte delle quote per trasformare l’azienda nel 1919 in una società per azioni. Il resto è la storia recente di una impresa di successo.