«Gli italiani sono nati per costruire. Costruire è carattere della loro razza, forma della loro mente, vocazione ed impegno del loro destino, espressione della loro esistenza, segno supremo ed immortale della loro storia».
Gio Ponti, Vocazione architettonica degli italiani, 1940
Il MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza continua il suo programma di valorizzazione delle personalità e delle grandi manifatture che hanno contribuito al Made in Italy ceramico. Dopo Lenci e Chini, è il turno di Gio Ponti.
Gio Ponti è stato uno dei principali promotori del Made in Italy fin dagli anni Venti, quando, come direttore artistico della Richard Ginori, ha avviato un rinnovamento della produzione. La mostra “Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967”, curata da Stefania Cretella e ospitata al MIC Faenza che si concluderà il 13 ottobre 2024, celebra la figura di questo architetto, designer e intellettuale, punto di riferimento per la creazione di uno stile italiano nelle arti decorative.
Durante la sua lunga carriera, oltre alla Richard Ginori, Ponti ha collaborato con diverse realtà ceramiche italiane, tra cui la Cooperativa Ceramiche di Imola, Pietro Melandri e il contesto faentino (notevoli le cartepeste realizzate con i Dalmonte), le Ceramiche Pozzi, Joo e Gabbianelli. Queste collaborazioni hanno dato vita a progetti unici e straordinariamente attuali. Ponti è stato al centro del dibattito culturale italiano e della definizione del razionalismo italiano, collaborando con critici come Ugo Ojetti ed Edoardo Persico, e lavorando con Luigi Fontana e Giovanni Gariboldi, suo successore alla Richard Ginori.
Ponti è stato anche protagonista delle Biennali di Monza, dove ha presentato le novità introdotte nel repertorio della Richard-Ginori e i risultati delle sue sperimentazioni, condivise con altri architetti milanesi coinvolti nei progetti del Labirinto e della Domus Nova per La Rinascente a Milano.
Le esposizioni sono state una costante nella carriera di Ponti, che ha partecipato attivamente con i suoi progetti e come membro dei comitati organizzatori. Ha collaborato con le Triennali di Milano ed è stato protagonista di eventi come “Italy at Work. Her Renaissance in Design Today”, una mostra itinerante negli Stati Uniti tra il 1950 e il 1951, e “Italia ’61”, organizzata a Torino per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia.
Ponti ha fondato due riviste fondamentali per il design e l’alto artigianato artistico, Domus e Stile, che hanno promosso le arti destinate all’arredo domestico e diffuso il linguaggio moderno. Queste idee hanno trovato coronamento nella progettazione e costruzione del Grattacielo Pirelli a Milano (1956-60), capolavoro del razionalismo italiano e simbolo della modernità nel dopoguerra in Italia.
Il film “Amare Gio Ponti”, diretto da Francesca Molteni e prodotto da Muse Factory of Projects in collaborazione con Gio Ponti Archives e promosso da Molteni&C, documenta il ricco e vario percorso dell’illustre architetto.
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