Pericolo! Non leggere – I giovani sono contenti; vedranno cose belle

A cura di Sergio Bertolami

Immagine di Paolo Chieselli da Pixabay

I giovani sono contenti; vedranno cose belle


Immagine di 愚木混株 Cdd20 da Pixabay

Vabbè, è cosa fatta. Mi sono trasferito in un ufficietto tranquillo proprio sopra Entasis caffè. Ho affisso fuori della porta il titolo della rubrica, Pericolo! non leggere, così sfuggirò eventuali disturbatori e, a mia volta, eviterò di postare su Facebook ogni elucubrazione inducendo gli amici a mettere “mi piace”. Se in un social non si socializza almeno con emoticon, quando meglio sarebbe un commento, è come stare alla finestra senza interagire.

Anche da qui il panorama è bellissimo, perché basta affacciarsi per osservare signore in abito da passeggio o signori in bombetta seduti al bar che prendono aperitivi e discutono da quale premio saranno onorati. Altri signori, invece, desiderosi di realizzare le proprie idee, dovrebbero vagliare se andare o non andare a dibattere (o a esporre) in qualche importante città, anziché nel salotto di casa propria.

Io, più sognante di tutti, non ho di questi problemi, ma elucubrerò ugualmente. Ho pensato di chiedere un appuntamento a Gertrude Stein per farle visita, volendo incontrare Matisse o Picasso un pomeriggio di questi e riprendere a scrivere sull’Arte del Novecento, che tanto seguito ha riscontrato sulle pagine di Experiences.

Sono una specie di Gil Pender, lo sceneggiatore cinematografico interpretato da Owen Wilson veduto nel film di Woody Allen, Midnight in Paris. All’improvviso, e non sempre a mezzanotte, perdo anche io la strada della realtà e mi ritrovo dritto-dritto in quella condotta dalla mia innata empatia.

Mi ritrovo con gli amici che annovero in quell’esclusivo circolo culturale che mi sono costruito in mente. A frequentare Entasis caffè ne incontrerò molti di più.

In questo mio circolo, si può scorrere La bustina di minerva in cui Umberto Eco, uno degli “iscritti” di più antica data, commentava: «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità all’indietro».

Visto che nessuno può misurare l’immortalità in avanti, quella all’indietro soddisfa almeno il desiderio di conoscenza. Leggendo, comprendi da vicino persone e avvenimenti. «Quando ci passi tanti mesi insieme, finisci che ci parli», così mi ha detto un’alunna a fine corso. E un’altra alla quale era stato assegnato di esaminare in emeroteca gli avvenimenti accaduti in un anno preciso, riportando su di un modulo la sua data di nascita, ha scritto 1911. Stava sfogliando quotidiani e riviste come se vivesse nel passato.

«Tutto ciò che vedo – scriveva Voltaire in una lettera al marchese di Chauvelin – getta i semi di una rivoluzione che inevitabilmente avverrà e alla quale non avrò il piacere di assistere». Penso che valga proprio la pena leggere e scrivere di tutti quei piccoli semi di sapere che nel tempo hanno prodotto ubertosi raccolti. Voltaire continuava soddisfatto: «I giovani sono contenti; vedranno cose belle». È vero, alla fine, molti, anche quelli arrivati in ritardo, saranno proprio contenti: «Ils verront de belles choses».


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