Il rosa Pompadour: quando un colore racconta un’epoca

Tra le molte sfumature che hanno colorato la storia dell’arte, poche portano con sé il peso culturale, politico ed estetico del cosiddetto “rosa Pompadour”. A lungo rimasta un enigma nelle botteghe e negli archivi, la composizione chimica di questa tonalità raffinata e inconfondibile è stata recentemente svelata grazie a un’indagine scientifica condotta in occasione della mostra “Boucher e Fragonard alla corte del re”, ospitata fino al 25 maggio 2025 presso la Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani, a Cellatica, Brescia.

Il risultato è una scoperta che, seppur tecnica nei presupposti, getta nuova luce su un’intera estetica settecentesca e su una delle figure più influenti dell’Ancien Régime: Madame de Pompadour.

Nato dalla volontà di esaltare il fascino e l’eleganza di Jeanne-Antoinette Poisson – meglio conosciuta come Madame de Pompadour –, il rosa Pompadour non fu soltanto una moda cromatica, ma un autentico simbolo di gusto, stile e influenza culturale. La favorita ufficiale di Luigi XV fu molto più di una figura decorativa della corte: donna colta, stratega politica, mecenate appassionata delle arti, contribuì in modo decisivo all’affermazione del rococò francese.

Tra i molti artisti da lei sostenuti, il più celebre fu François Boucher, che divenne primo pittore del re nel 1765. Fu lui a dare forma pittorica all’estetica Pompadour, prediligendo nei suoi dipinti una gamma di colori morbidi e sensuali, tra cui spiccava una tonalità di rosa pallido, vibrante e cangiante. Questo colore, codificato ufficialmente nel 1757 presso le manifatture di porcellana di Sèvres grazie al chimico Jean Hellot, divenne subito riconoscibile e ricercato, sia nell’arte che nell’arredo, nella moda e nella decorazione.

Rosa Pompadour su un porcellana. Fonte Wikipedia

Una formula svelata tra arte e scienza

La composizione del rosa Pompadour è stata finalmente chiarita attraverso sofisticate indagini diagnostiche condotte da Gianluca Poldi dell’Università di Udine, nell’ambito della mostra organizzata dalla Fondazione Zani. I risultati, presentati nel corso di un incontro intitolato “In leggerezza. Come dipinge Boucher alla luce delle analisi scientifiche”, hanno rivelato una formula sorprendentemente articolata.

Per ottenere quella sfumatura morbida, carnosa e luminosa – così cara alla ritrattistica di Venere, di putti e amorini, e ovviamente della stessa Pompadour – veniva impiegata una miscela di bianco di piombo, vermiglione finemente macinato (ottenuto dal cinabro), lacca carminio estratta dalla cocciniglia e un tocco di pigmento giallo. Una composizione studiata non solo per rendere la tinta più espressiva, ma anche per ottenere variazioni tonali capaci di evocare la fragilità dei petali di rosa e l’incarnato idealizzato della femminilità settecentesca.

La preparazione dei colori, all’epoca, era un procedimento interamente artigianale, affidato a mani esperte all’interno delle botteghe. Nulla era lasciato al caso: ogni materiale veniva selezionato per la sua resa cromatica, la sua stabilità, la sua capacità di assorbire o riflettere la luce. Il rosa Pompadour ne è esempio perfetto: un tono che riesce a fondere la grazia naturale con l’artificio della corte.

Il contesto di questa scoperta non è secondario. La mostra “Boucher e Fragonard. Alla corte del re” è un viaggio immersivo nella cultura visiva della Francia di Luigi XV, attraverso opere provenienti da una delle più importanti collezioni d’arte barocca in Italia. La Casa Museo Fondazione Zani ospita oltre 1.200 opere, tra dipinti, arredi e sculture, che testimoniano lo splendore e la teatralità della vita di corte.

Tra le opere esposte spicca L’Allegoria della Terra, dipinta da Boucher nel 1741 per il castello di Choisy, parte di una serie dedicata ai quattro elementi, commissionata dallo stesso re. Il destino delle altre tre tele – Acqua, Fuoco e Aria – è tuttora ignoto, aggiungendo un alone di mistero al percorso espositivo.

Altro capolavoro in mostra è Venere nella fucina di Vulcano, la più grande opera di Boucher conservata in Italia, dove il dinamismo barocco e la sensualità mitologica trovano un equilibrio visivo di rara potenza. Il dipinto anticipa la versione custodita oggi al Louvre, e costituisce uno dei vertici della produzione dell’artista.

Accanto ai dipinti, il percorso si arricchisce di oggetti d’arte che rafforzano il legame con Madame de Pompadour. Emblematici i due cigni dorati che ornavano la sua toilette all’Hôtel d’Évreux, oggi sede del palazzo dell’Eliseo. Realizzati nel 1755 su disegno di Lazare Duvaux, questi pezzi testimoniano l’attenzione maniacale al dettaglio che permeava ogni aspetto dell’estetica di corte.

Fragonard e la leggerezza narrativa del rococò

Se Boucher rappresenta l’eleganza codificata del potere, Jean Honoré Fragonard incarna il lato più malizioso, narrativo e borghese del rococò. Allievo del maestro, ne proseguì e rinnovò la lezione con una pennellata più sciolta e un gusto marcato per il racconto erotico e aneddotico.

In mostra è esposta Annette a vent’anni, un dipinto appartenuto al visconte Adolphe du Barry, nipote dell’ultima favorita del re, Madame du Barry. L’opera si ispira a un racconto morale dell’illuminista Marmontel, fondendo letteratura e pittura in una scena intima e rivelatrice, emblema dell’universo galante che Fragonard seppe illustrare come pochi.

La rivelazione della formula del rosa Pompadour non è soltanto un dettaglio tecnico, ma un tassello prezioso per comprendere l’universo visivo del Settecento francese. In quel secolo dominato dalla teatralità, dalla grazia e dall’invenzione, ogni elemento era carico di significati. Il colore, in particolare, diventava uno strumento di rappresentazione del potere, della seduzione, della cultura.

Madame de Pompadour riuscì a trasformare un semplice tono cromatico in un segno distintivo del suo stile, tanto da farlo codificare nelle manifatture reali, impiegarlo nei ritratti ufficiali, negli arredi, nella porcellana. Con l’aiuto di artisti come Boucher e Fragonard, rese quel rosa simbolo di un’epoca – tanto lieve nella superficie quanto sofisticata nella sostanza.

A secoli di distanza, il rosa Pompadour continua a parlare. E oggi, grazie alla scienza e all’arte, possiamo ascoltarlo con rinnovata consapevolezza.


A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore). Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.

About the author: Redazione di Entasis