In ricordo di una conquista smarrita

La vacanza, conquistata solo da generazioni recenti, è divenuta un diritto sociale tacciato da nostalgie e critiche altalenanti. Dietro i ripieghi estivi si legge l’eco di un passato semplice che oggi sembra irrimediabilmente perduto.


C’era un tempo – non così lontano – in cui il concetto stesso di vacanza era praticamente sconosciuto. Nessun turismo di massa né “esodi autostradali”: pochi privilegi privilegiati, senza piani di fuga pianificati o viaggi prefabbricati. Nei racconti di chi visse quel periodo, emergono immagini di pause ritmate dal bisogno più che dal piacere, segni di un mondo che non conosceva le ferie come oggi le intendiamo.

La vacanza sembra oramai un diritto consolidato, quasi scontato, ma non era sempre così. Alcune generazioni ricordano un tempo in cui neanche si sapeva che esistesse: nessuno poteva permettersi una stagione al mare, una gita in montagna, una pausa dall’ordinario. Le vacanze erano un lusso praticato da pochi, spesso accolto con sorpresa e ammirazione da chi le raccontava.

Le nostalgie estive: da fastidio a inquietudine

Il dibattito intorno alle vacanze oscilla continuamente: un anno è odio per l’over-tourism, l’anno dopo si invoca la desolazione delle spiagge vuote. Oggi, si chiede preoccupati dove siano finiti i bagnanti in Riviera Romagnola, trasformando la solitudine turistica in un dramma sociale degno di scenari da romanzo neorealista.

Dietro gli umori contrastanti – tra rimprovero e nostalgia – si nasconde la consapevolezza di uno status riconquistato. Le vacanze, oggi considerate un diritto universale, erano un miraggio per le generazioni passate: personaggi come Umberto D. o i protagonisti di “Ladri di biciclette” non potevano certo permettersi una stagione al mare, senza nemmeno contare su di un salario minimo o su strumenti di welfare. La vacanza, allora, era un privilegio irraggiungibile.

Un desiderio fragile e ostentato

Il paradosso contemporaneo è palpabile: la vacanza è ora elemento identitario e di prestigio, ma anche fonte di ansia e tensione culturale. Ogni anno porta nuove lamentele: da “turisti invadenti” a “spiagge deserte”. È come se questa conquista – nascosta per troppo tempo – ora fosse troppo preziosa per essere abbandonata, eppure fragile nei suoi meccanismi economici e sociali.

La memoria della vacanza, quimdi, è divenuta un racconto collettivo che evidenzia il mutamento dei nostri tempi. Da privilegio sconosciuto e inaccessibile a diritto invocato e criticato: la vacanza incarna oggi la tensione tra desiderio autentico e condizione storica precaria. Ci offre una fotografia potente della trasformazione culturale e del bisogno, a volte contraddittorio, di riposare, viaggiare, finendo col ritrovarsi, anche, nel mezzo della critica sociale.

Leggi anche: Pierluigi Battisata, In memoria della vacanza, Il Foglio


A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore). Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.

About the author: Redazione di Entasis