
Un’esplosione di arte e luce saluta il Centre Pompidou appena chiuso per restauri. Con Le Dernier Carnaval, l’artista cinese Cai Guo-Qiang trasforma la facciata del Beaubourg in un dipinto di fumo e colore, fondendo l’energia della polvere da sparo con l’intelligenza artificiale.
A un mese esatto dalla chiusura del Centre Pompidou per un lungo restauro, Parigi non rinuncia al suo cuore pulsante d’arte contemporanea. Il 22 ottobre, mentre la capitale vive la settimana di Art Basel Paris, la piazza antistante il Beaubourg ha accolto Le Dernier Carnaval, spettacolo pirotecnico ideato da Cai Guo-Qiang — il più celebre alchimista della polvere da sparo del nostro tempo. Per venti minuti, a partire dalle 17.30, la facciata del museo — chiuso dal 22 settembre per lavori che dureranno fino al 2030 — si è animato di lampi, fumi colorati e bagliori intermittenti. Un evento gratuito, su prenotazione online, che ha trasformato un’assenza in una presenza luminosa, restituendo simbolicamente alla città il suo museo anche a porte chiuse.
Organizzato con il sostegno della galleria White Cube e curato da Jérôme Neutres, Le Dernier Carnaval è stato articolato in tre atti: Le Banquet, L’Aube de l’IA e Le Dernier Carnaval. Una trilogia che evoca il passato, il presente e il futuro del Pompidou, dove la riflessione sull’uomo e la tecnologia prende forma attraverso l’intervento dell’intelligenza artificiale cAI™ — una creatura digitale sviluppata dallo stesso artista nel 2017, capace di generare immagini e idee in dialogo con il suo pensiero visivo.
«Per la prima volta nella sua storia, la facciata del Centre Pompidou è diventato un dipinto monumentale» ha affermato il curatore dell’evento Jérôme Neutres. «Cai ha realizzato la sua opera più profonda e complessa finora, in dialogo sia con l’Intelligenza Artificiale che con il pubblico parigino».
L’opera rientra nella poetica esplosiva che da oltre trent’anni definisce l’arte di Cai Guo-Qiang (nato a Quanzhou nel 1957). Dopo aver studiato all’Accademia Teatrale di Shanghai, l’artista si è trasferito in Giappone negli anni Ottanta, dove ha iniziato a sperimentare la polvere da sparo come mezzo espressivo. Le sue explosion events — tra pittura, performance e rituale — uniscono filosofia taoista, energia naturale e dimensione cosmica, traducendo l’imprevedibilità della deflagrazione in gesto estetico e spirituale.
Premiato con il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1999, Cai è stato anche il primo artista cinese a cui il Guggenheim di New York ha dedicato una retrospettiva (I Want to Believe, 2008). Nel 2018 Firenze assistette al suo omaggio a Botticelli: con Flora Comedia, un tripudio di 50.000 fuochi d’artificio dipinse nel cielo sopra Piazzale Michelangelo una “Primavera” di pura luce, fondendo tradizione rinascimentale e poesia pirotecnica.
Nel suo percorso, l’artista ha sempre trasformato il cielo in una tela e la polvere in linguaggio. Dai Fireworks Projects realizzati a Doha, Shanghai o Hiroshima, fino alle installazioni concepite per il MET di New York o per il Museo di Capodimonte, il suo lavoro oscilla tra distruzione e creazione, tra fragilità e immensità.
Con Le Dernier Carnaval, Cai Guo-Qiang ha firmato, dunque, un doppio rito: un addio provvisorio al Beaubourg e una celebrazione del suo spirito innovatore. In un’epoca in cui l’arte si interroga sulla coesistenza tra uomo e algoritmo, la sua esplosione di colori diventa anche un dialogo filosofico: il fuoco ancestrale incontra l’intelligenza artificiale, la materia si fa pixel, e il gesto umano diventa luce effimera, sospesa sopra la città che più di ogni altra ha insegnato al mondo il valore della modernità.
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