Quando a volte stare a letto è l’unico modo per trovare l’ispirazione

La storia della letteratura è piena di scrittori e scrittrici che hanno trovato ispirazione e creatività proprio mentre erano costretti a letto. Da Proust a Katherine Mansfield, da Karen Blixen a Truman Capote, hanno scoperto che la posizione orizzontale può liberare la mente e permettere di vedere il mondo con occhi nuovi. È quanto di leggiamo su “La vita orizzontale. Dello scrivere a letto” un coinvolgente “articolo” di Sara De Simone su Il Tascabile. Perché le virgolette? Perché sarebbe meglio definirlo “un breve saggio”, che introduce a quegli autori che hanno caratterizzato le loro pagine, scrivendone da una posizione orizzontale, cioè stando a letto.

Il letto, mio caro, è tutta la nostra vita. Qui si nasce, qui si ama, qui si muore. Queste parole della protagonista di un racconto di Maupassant del 1882, “Il letto”, introducono questo tema affascinante: il letto come luogo di riflessione e creatività. La donna, costretta a letto, trova nel giaciglio un rifugio per i suoi pensieri e le sue fantasie.

Quasi cinquant’anni dopo, Virginia Woolf scrive alla sua compagna, Vita Sackville-West, anch’essa costretta a letto da una malattia. Woolf descrive la malattia non come una sciagura, ma come un’occasione per cambiare prospettiva, per abbandonare la verticalità e abbracciare l’orizzontalità. Nel suo saggio “On Being Ill” (Dell’essere malati), Woolf riflette su come la malattia possa diventare uno stato di grazia, un’opportunità per osservare il mondo da una nuova angolazione.

“Io sono verticale / ma preferirei essere orizzontale”, scrive anche Sylvia Plath in una delle sue poesie più celebri, “I am vertical”. Questa poesia, spesso considerata quale annuncio del suo futuro suicidio, contiene molto di più. Plath, come Woolf, si immagina supina, vicina alla natura e alle radici degli alberi. Il desiderio di essere orizzontale non è un desiderio di morte, ma un rifiuto della verticalità imposta dal mondo, che la separa da ciò che le è più caro.

Come ci accorgeremo, leggendo l’articolo di Sara De Simone, molti autori hanno trovato nella posizione orizzontale un modo per essere vicini a sé stessi, rinunciando alle traversie del quotidiano e abbracciando un’inattività fertile. È infatti dal basso che si scopre il cielo e si vedono le nuvole, come descritto da Szymborska e Cvetaeva. La posizione orizzontale permette di osservare il mondo da una nuova prospettiva, di essere testimoni e cantori di qualcosa di più grande.

LEGGI: Sara De Simone, La vita orizzontale. Dello scrivere a letto, Il Tascabile


Molti autori hanno trovato nella posizione orizzontale una fonte di ispirazione e creatività, dimostrando che la malattia o l’inattività possono diventare occasioni per esplorare nuove prospettive e produrre opere significative.

Marcel Proust – Gran parte della sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” è stata scritta mentre era costretto a letto a causa di problemi di salute.

Katherine Mansfield – Ha scritto molti dei suoi racconti, tra cui “La mosca”, mentre era malata di tubercolosi.

Karen Blixen – Ha scritto “Capricci del destino” mentre era malata di sifilide.

Margaret Mitchell – Ha iniziato a scrivere “Via col vento” mentre era costretta a letto per una frattura alla caviglia.

Edith Wharton – Preferiva scrivere a letto, libera dalla costrizione del corsetto.

Mark Twain – Noti per scrivere a letto.

William Wordsworth – Scriveva spesso a letto e, stranamente, al buio.

Truman Capote – Si definiva uno “scrittore assolutamente orizzontale”.


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